Ci sono racconti, vicende storiche, dubbi momenti politici, che potrebbero narrare tante cose.
Esempi di quanto facilmente l'uomo riesca a distruggere la propria essenza, la dignità e il rispetto, negando il dono che tutti riceviamo senza chiederlo: la vita.
Una voce fuori campo, che appartiene alle più grandi paure dell'umanità, la morte, ci introduce nella trama di Storia di una ladra di libri, un film che coinvolge ed emoziona, ma che lascia anche un gran senso di malinconia.
Coraggiosa la scelta di affidare la narrazione alla personificazione stessa della morte, che incontra per la prima volta la protagonista durante il funerale del fratello e ne rimane colpita al punto tale da volerne raccontare la storia.
Siamo in Germania, è il 1939, il Nazismo ormai ha raggiunto il più alto numero di seguaci ed iscritti al partito.
A soli 9 anni la piccola Liesel Meminger, perde il fratellino, vede la madre fuggire dalla Germania, e viene adottata da Rosa e Hans Hubermann, una coppia che cerca di sopravvivere nelle ristrettezze della guerra senza piegarsi ad abbracciare il partito nazista.
Hans, uomo sensibile e di buon cuore, dà rifugio a Max, un giovane ebreo, che diventa amico di Liesel, appassionata di libri, coraggiosa e testarda.
Una sopravvissuta.
Ma è proprio il rapporto che si instaurerà con Max, ad aiutarla nel completare la sua formazione, e a spingerla a trovare parole che potessero descrivere il mondo con occhi diversi e più consapevoli: gli occhi dello scrittore.
Nell'aiutare Max a sopportare i lunghissimi mesi di reclusione e malattia, la giovane Liesel prende in prestito libri di nascosto nella casa del borgomastro, e legge per lui.
Mentre le bombe "aiutano" la morte a diffondersi tra la gente, e Hitler ordina di bruciare i volumi considerati pericolosi, Liesel, Max e la famiglia Hubermann, tengono in vita la speranza, l'umanità e la fiducia nella magia delle parole.
"Le parole sono vita, Liesel.Tutte quelle pagine bianche le regalo a te per riempirle."
Il ruolo centrale della lettura inteso come formazione della personalità degli uomini, si viene a scontrare con la pretesa, comune a tutti i regimi totalitari di qualsiasi colore politico, di addomesticare le menti proibendo la lettura di opere ritenute "scomode".
E pensare che il primo libro con cui venne a contatto la piccola Liesel che ancora non sapeva leggere, fu il manuale del becchino, che cadde di tasca ad uno dei ragazzi che durante il funerale del fratellino, lo posero in terra.
Il regista inglese Brian Percival adatta con eleganza il romanzo di Markus Zusak, una storia di formazione in cui una bambina incontra l'incanto dell' immaginazione e apprende il valore dell'arte e della cultura, l'unico modo in cui l'uomo può sfiorare l'immortalità.
Il talento degli interpreti Geoffrey Rush, Emily Watson e la giovane Sophie Nélisse, determinata ma anche ingenua e vulnerabile, contribuisce a rendere il film un'esperienza intensa e coinvolgente.
Il finale inaspettato, riesce ancor di più a sottolineare la fortuna, importantissima, del solo fatto di esistere e di poter vivere.
Da non perdere assolutamente.
E da rifletterci quanto più possibile.
Love
CM
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