domenica 27 aprile 2014

In Barbie we trust. E giriamo il mondo con lei (e Ken). Inseparabili anche nella nuova mostra, a Milano.



Segnate queste date: 8 maggio - 20 giugno.
Una mostra tutta al rosa che più rosa non si può.
Di cosa stiamo parlando?
Del progetto Barbie Around the World, nato da un'idea di Maria Giovanna Callea e realizzato da Enrico Pescantini, dopo il successo ottenuto con la prima "puntata" di questo progetto fotografico "Barbie loves Israel", niente meno che l'avventura in Israele della coppia perfetta di fidanzati.
Barbie arriva dall'Italia, Ken in trasferta dall'India per vivere insieme un fantastico road trip che interesserà luoghi come la Galilea, Nazareth e Gerusalemme.
Scatti dal relax sul Mar Morto, per finire nella moderna e modaiola Tel Aviv.
In questo nuovo appuntamento invece, la bambola più famosa e invidiata al mondo sarà protagonista, insieme al suo inseparabile Ken, di un vero e proprio reportage narrante le loro avventure attraverso il mondo.
Colori accesi, locations da sogno, mixati ad un'altra serie di istantanee dal sapore vintage, grazie all'impiego della vecchia e cara Polaroid.
Ispirandosi ai temi della mostra fotografica, i doll designers Mario Paglino e Gianni Grossi (più conosciuti come Magia2000), contribuiranno con tre loro esclusive creazioni a pezzo unico, per celebrare la cultura mistica e religiosa degli "orixas".
Inoltre, grazie alla collaborazione con Paolo Schimdlin, noto scultore ma soprattutto per la sua collezione di Barbie, la mostra vedrà l'apporto di accessori originali della bambola risalenti agli anni '60 e '70, nonchè di una scultura ispirata alla Barbie degli anni sessanta.
Insomma, un tripudio di bellezza e femminilità, ma anche di arte e fotografia.
Tutto sapientemente miscelato, e dal risultato unico.
How to. Dall'8 maggio al 20 giugno alla Barbara Frigerio Gallery, Milano.
Hurry up girls!


A Barbie Lover
CM




lunedì 21 aprile 2014

Un lobby boy al Grand Budapest Hotel




Come non può non piacerci un film con Ralph Fiennes che interpreta Monsieur Gustave H, eccentrico concierge specializzato in rapporti con vecchie signore ottantenni,  in quel di un grande albergo anni '20, nella fantastica repubblica di Zubrowka...?!
E, per inciso, la Zubrowka è la marca di una vodka polacca.
Ma questa è anche la storia del giovane lobby boy Zero Mustafa, interpretato dall'attore americano di origini guatemalteche, Tony Revolori.
Monsieur Gustave ha l'abitudine di portarsi  a letto tutte le ospiti dell’albergo, a patto che queste abbiano alcune caratteristiche: devono essere  bionde, ricche e anziane. Molto anziane. 
Gli eventi scatenanti le mille peripezie dei due, sono la misteriosa morte di una di queste (Tilda Swinton) e il capolavoro – Ragazzo con mela – lasciato in eredità proprio al concierge, scatenando l’ira dei figli della vecchia amante.
Centralissimo è ovviamente il rapporto che si instaura tra Monsieur Gustave e Zero, che erediterà proprio il Grand Budapest Hotel, punto iniziale di tutta la storia diretta magistralmente da Wes Andreson, che ha adottato per la sceneggiatura, il sistema della scatole cinesi.
Scatola n.1: la lettrice del romanzo, tutta vestita di rosa, che si reca, libro in mano, al monumento eretto in onore dello scrittore del suo romanzo(tributo infatti allo scrittore Stefan Zweig); 
Scatola n.2: lo scrittore stesso, anziano, che ci racconta quanto detto sopra: anche a lui vengono raccontate le storie che poi scriverà; 
Scatola n. 3: il giovane scrittore (Jude Law) che, affetto da solitudine come fosse una malattia alla quale non ci si può sottrarre, diviene avventore del Grand Budapest Hotel. Non più splendido come un tempo, ma in piena decadenza, è tra le mura di questo che egli incontrerà l'anziano Zero Moustafa (nell'occasione interpretato da F. Murray Abraham), il proprietario dell’albergo, ex garzoncello dello stesso e «l’uomo più solo del mondo», che gli racconterà la sua, incredibile, storia. 
Scatola n.4: la storia vera e propria, ovvero le mirabolanti avventure di Monsieur Gustave H. e dello stesso Zero.

Sempre raffinatissimo sempre curatissimo sempre girato con una tecnica strepitosa, dall’uso dei colori, alle inquadrature, agli spazi, ai continui richiami a teatro-pittura-fotografia, nel film è tutto così perfetto da sembrare zuccheroso (ma volutamente Grand Hotel Budapest sembra un’enorme torta glassata finemente decorata).
Alcune scene sono decisamente memorabili (il club delle chiavi incrociate,ovvero la loggia massonica dei concierge), e le inquadrature sono di una tale bellezza da rompere la quarta parete e scaraventarti fuori dalla finzione cinematografica esclamando “No beh ma che meraviglia”.
Nel cast inoltre anche Bill Murray, Owen WilsonAdrien Brody e Saoirse Ronan.
Cosa voleva dirci Wes Anderson con questo film?
Che forse tutto si mescola nella vita, che ogni storia
è connessa a tutte le altre, e che non esiste un confine tra il mondo che costruiamo con nostri colori e quello in cui esistiamo veramente, che magari è solo bianco, o solo rosa, o solo giallo.
Andate, andate, ANDATE!!!


Love
CM












venerdì 18 aprile 2014

New Gentlemen's Barber Shop by Mod Salons




 Mod Salons in collaborazione con Wonderfool, ha presentato GENTLEMEN'S CLUB, il nuovo Barber Shop.
Si è svolto infatti ieri, l'aperitivo di presentazione del nuovo corner in Via dei Banchi Nuovi,39, a pochi passi da Castel Sant'Angelo.
Atmosfera grounge e retrò, sembrava di essere calati in una realtà molto lontana e del tutto nuova per i salon della capitale.
Finalmente uno spazio tutto al maschile, dove farsi barba e capelli tornerà ad essere un piacere, e non più una corsa contro il tempo.
Un'abitudine che per molti uomini era andata persa, ma che pian piano sta tornando prepotentemente.
Evento completamente riuscito data l'affluenza delle persone che vi hanno partecipato, e dai commenti super positivi che si riuscivano a carpire un po' qui e un po' lì.
Fondato da Emanuele Vona e Oni Quadrino, Mod Salons conta già ben quattro saloni distribuiti intorno al centro di Roma: dallo stile classico e contemporaneo, la tradizione da seguire è quella MOD di Vidal Sassoon.
Ovviamente ragazzi, qui non si può rimanere delusi, ma solo affascinati dall'abilità e dalla maestria di questi artisti.
Cosa dirvi di più?
Provare per credere!
Per info e per rimanere aggiornati, visitate il loro sito.
Enjoy!


Love 
CM



giovedì 17 aprile 2014

Addio Selfie, benvenuto Sleeveface!



Ormai la famosa moda della "selfie", il classico autoscatto presente in ogni momento della nostra giornata, sta cedendo il passo ad un nuovo fenomeno del web: lo SLEEVEFACE.
Evoluzione dell'appunto classica selfie?
No, qui si va ben oltre.
Si sostituisce il proprio viso, o parte di una foto, con la copertina di un vinile.
Avete sentito bene, cari amici e amanti dei vecchi 45 giri.
Ora è il vostro turno di sfoderare le armi, e di tirar fuori le più belle copertine di dischi che avete.
Cercate nelle cantine dei vostri genitori o dei vostri nonni, sicuramente ne troverete almeno uno.
L'idea è semplice: prendete un vinile, create la giusta prospettiva e la giusta ambientazione, curate i dettagli, e scattate.
Avrete sostituito così parte della realtà con la copertina del vinile, e avete creato un'illusione ottica.
Più facile a dirsi che a farsi, comunque.
Poteva ovviamente mancare il social network di riferimento?
Anche per darvi un'idea di cosa sto parlando, fatevi un giro su Sleeveface.com.
Ma c'è una cosa che stupisce e che rende questa nuova pratica anteriore a quella della selfie.
Le prime foto di Sleeveface risalgono al 2006, mentre il termine fu coniato nel 2007 da Carl Morris, dopo aver fotografato se stesso e un gruppo di amici con i visi coperti da altrettante custodie di dischi.
Uno dei partecipanti condivise la foto su Facebook, allora ancora agli esordi, ma il successo fu tale che venne creata appositamente una pagina, punto di incontro dei nuovi Sleevefacers.
Due anni dopo, i due ragazzi pubblicarono anche un libro intitolato "Sleeveface: be the vynil", con le foto raccolte man mano nel tempo.
Insomma, una passione condivisa a tutti i livelli: da internet alla carta stampata.
Attecchirà prepotentemente come è stato per la fantomatica selfie?
Intanto, per chi volesse provare, esiste un'app per Iphone che aiuta a diventare Sleevefacer, grazie ad una collezione di copertine digitali che compaiono direttamente nello scatto.
E il prossimo passo, la prossima moda quale sarà?
Temo che non passerà molto tempo prima che lo possiamo scoprire.
Enjoy!


Love
CM



martedì 15 aprile 2014

Dillo a parole tue.Se i tuoi occhi potessero parlare, cosa direbbero? [Storia di una ladra di libri]



Ci sono racconti, vicende storiche, dubbi momenti politici, che potrebbero narrare tante cose.
Esempi di quanto facilmente l'uomo riesca a distruggere la propria essenza, la dignità e il rispetto, negando il dono che tutti riceviamo senza chiederlo: la vita.
Una voce fuori campo, che appartiene alle più grandi paure dell'umanità, la morte, ci introduce nella trama di Storia di una ladra di libri, un film che coinvolge ed emoziona, ma che lascia anche un gran senso di malinconia.
Coraggiosa la scelta di affidare la narrazione alla personificazione stessa della morte, che incontra per la prima volta la protagonista durante il funerale del fratello e ne rimane colpita al punto tale da volerne raccontare la storia.
Siamo in Germania, è il 1939, il Nazismo ormai ha raggiunto il più alto numero di seguaci ed iscritti al partito.
A soli 9 anni la piccola Liesel Meminger, perde il fratellino, vede la madre fuggire dalla Germania, e viene adottata da Rosa e Hans Hubermann, una coppia che cerca di sopravvivere nelle ristrettezze della guerra senza piegarsi ad abbracciare il partito nazista.
Hans, uomo sensibile e di buon cuore, dà rifugio a Max, un giovane ebreo, che diventa amico di Liesel, appassionata di libri, coraggiosa e testarda.
Una sopravvissuta.
Ma è proprio il rapporto che si instaurerà con Max, ad aiutarla nel completare la sua formazione, e a spingerla a trovare parole che potessero descrivere il mondo con occhi diversi e più consapevoli: gli occhi dello scrittore.
Nell'aiutare Max a sopportare i lunghissimi mesi di reclusione e malattia, la giovane Liesel prende in prestito libri di nascosto nella casa del borgomastro, e legge per lui.
Mentre le bombe "aiutano" la morte a diffondersi tra la gente, e Hitler ordina di bruciare i volumi considerati pericolosi, Liesel, Max e la famiglia Hubermann, tengono in vita la speranza, l'umanità e la fiducia nella magia delle parole.
"Le parole sono vita, Liesel.Tutte quelle pagine bianche le regalo a te per riempirle."
Il ruolo centrale della lettura inteso come formazione della personalità degli uomini, si viene a scontrare con la pretesa, comune a tutti i regimi totalitari di qualsiasi colore politico, di addomesticare le menti proibendo la lettura di opere ritenute "scomode".
E pensare che il primo libro con cui venne a contatto la piccola Liesel che ancora non sapeva leggere, fu il manuale del becchino, che cadde di tasca ad uno dei ragazzi che durante il funerale del fratellino, lo posero in terra.
Il regista inglese Brian Percival adatta con eleganza il romanzo di Markus Zusak, una storia di formazione in cui una bambina incontra l'incanto dell' immaginazione e apprende il valore dell'arte e della cultura, l'unico modo in cui l'uomo può sfiorare l'immortalità.
Il talento degli interpreti Geoffrey Rush, Emily Watson e la giovane Sophie Nélisse, determinata ma anche ingenua e vulnerabile, contribuisce a rendere il film un'esperienza intensa e coinvolgente.
Il finale inaspettato, riesce ancor di più a sottolineare la fortuna, importantissima, del solo fatto di esistere e di poter vivere.
Da non perdere assolutamente.
E da rifletterci quanto più possibile.


Love
CM